Cosa mi sono portata a casa dal master ASVI? Il “cosa mi sono portata a casa da…” è per me una domanda costante, che mi pongo ogni volta che termino un qualcosa. Mi serve per fare il punto: l’idea è di trovare sempre almeno tre elementi positivi (WWW, What Went Well). Nel caso di ASVI sono stati (in ordine sparso): una rete di contatti, persone che conosco e apprezzo con cui poter fare rete; il confronto con chi nel settore ci lavora già da un po’ e può farti vedere cose che prima non sapevi o immaginavi; maggiori competenze tecniche a livello gestionale e di raccolta fondi. Sono passati 4-5 anni ma la lezione di Zampi sui colori e come la gente comunica in modo diverso me la ricordo ancora; così come mi ricordo i ladri di tempo, o i consigli del referente di Telethon su come impostare un comunicato stampa.
Queste nuove competenze/conoscenze mi sono servite, a livello pratico, per trovare lavoro?
Già lavoravo quando ho iniziato a frequentare il master. Uno dei motivi per cui l’ho scelto è stata la modalità mista, un po’ a distanza un po’ presenziale. Decisamente non mi potevo permettere di tornare a studiare a tempo pieno: e allo stesso tempo un master puramente accademico dubitavo seriamente potesse tornarmi utile. Arricchirmi, certo: ma avevo già fatto il pieno di teoria, volevo proprio qualcosa di pratico. Un confronto con chi, come me, era già nel settore in un modo o nell’altro, capire a che punto ero. Il master l’ho usato per questo. Sì, perché non è tanto – o solo – quello che un master ti può dare o no: ma quello che tu ci metti e decidi di portarti a casa. Di un’esperienza di master poi, ci puoi fare quello che ti pare: se sai come.
Comunque, mi ricordo che quando ho fatto il master in tanti stavano cercando di passare dal profit al no-profit, altri ancora invece avevano appena finito di studiare e già sapevano di volerci lavorare.
Io nel sociale come ci sono arrivata? Con tanta pazienza e amore! Riassunto volante: laurea in interpretariato; poco prima della laurea un’esperienza molto forte di volontariato Kosovo; dopo la laurea un anno di gavetta con il Servizio Volontario Europeo in Germania. A questo è seguito un anno di tirocinio (un po’ in Costa Rica e un po’ in Cile) con parziale borsa di studio. Poi il rientro a casa (Trento), dopo 8 anni di lontananza, zero contatti lavorativi e nel contesto del 2007, giusto giusto all’inizio della crisi. Ovviamente trovare lavoro manco parlarne: è partito quindi il terzo anno di gavetta, grazie al Servizio Civile Nazionale. Dopo, finalmente, il primo contratto – e da lì in poi non ho mai smesso di lavorare nel sociale, non un solo giorno. E sono 6 anni.
Faccio un piccolo inciso prima di continuare: 3 anni di gavetta forse sembrano tanti. Almeno, detti così a me sembrano tanti. Poi mi sono volati: l’unica cosa importante per me era riuscire a mantenermi senza pesare sui miei e fare esperienza, avevo proprio sete di esperienza pratica – e zero voglia di tornare sui libri subito. Ma visto che la pratica nel sociale era a’ gratis, per mantenermi ho aperto partita IVA e ho iniziato a lavorare come traduttrice freelance.
Detto così suona figo no? “Traduttrice freelance”.
Quando poi ti trovi alle 23 in un internet point non ben identificato di San José – perché nel frattempo ti sono entrati i ladri in casa e si sono portati via il laptop – a tradurre manuali di istruzioni per l’uso delle telecamere a circuito chiuso ecco, diciamo che figo non è esattamente l’aggettivo che utilizzeresti. Comunque! Un sacco di storie: per tre anni durante il giorno lavoravo negli uffici delle associazioni, le sere e i fine settimana traducevo. Non sempre per la verità: per fortuna avevo delle borse di studio parziali. Per me è stato un periodo bellissimo, pieno di carica, energia, e sogni.
Poi è arrivato il lavoro, la voglia di continuare a migliorare, formarmi, confrontarmi; una collaborazione con un’associazione di 12 ore in settimana che in 5 anni è diventata un quasi tempo pieno grazie a costanza, determinazione, e competenze acquisite. E ora sono qui!
Novella Benedetti – Master ASVI FundRaising Management, 2009
#iocelhofattaetu