Rocío Requena, Direttrice Amministrativa della Social Change School, ci racconta la sua passata esperienza professionale ed il suo lavoro sul campo di ora:
“Ho assistito e vissuto indirettamente negli anni, dalla mia ‘postazione’ nella Social Change School, tantissime storie affascinanti, scritte da operatori nostri studenti, docenti, colleghi, che hanno vissuto in posti lontanissimi esperienze molto intense, persino sconvolgenti e che sono riusciti a portare un contributo significativo se non essenziale nella vita delle persone e delle comunità dove hanno operato.
Prima del mio impegno nella Social Change School ho fatto per molti anni l’avvocato. Per poter raccontare la mia storia ho bisogno che facciamo insieme un piccolo esercizio di fantasia per allargare l’idea di “campo”. Che siate con me disposti ad accettare che un “campo” può trovarsi anche dietro la scrivania di uno studio, davanti a un computer o per le strade di un qualunque paese europeo fornendo ad esempio consulenza e assistenza legale alle persone senza dimora, agli immigrati non in regola, alle donne vittime di maltrattamenti, non solo fisici. Ho visto un numero inquietante di persone bisognose di tutela legale e senza mezzi economici e culturali per procurarsela.
Solo di madri in situazione di effettiva difficoltà ne ho trovate nel corso della mia precedente vita professionale un numero da far accapponare la pelle. Ricordo oggi una per tutte, tra di noi la chiameremo Marta. Nascondeva gelosamente la propria situazione, un po’ anche a se stessa. Era venuta “solo per un consiglio” senza farlo sapere a nessuno. E’ tornata altre volte. Lei con i suoi lividi. Ce n’è voluto più di un po’ a convincerla che esistevano diversi strumenti di tutela a sua disposizione.
Aveva tanta paura! Più di tutto di vedersi affidare i figli al marito in via esclusiva come lui aveva ripetutamente minacciato di poter fare. A sbloccare la situazione è stata la figlia di sette anni che un giorno le ha chiesto a brutto muso: “Mamma, cavolo, perché non fai qualcosa!!??” E così ha trovato coraggio e siamo partite. Non è stato semplice, come non sono mai semplici queste storie, ma ce l’abbiamo fatta: oggi Marta è una persona libera e non ha più paura. E per me questa non è una storia come tante.
Ho provato per un po’ a gestire proprio queste situazioni ma mi sono presto scontrata con la realtà: erano sempre di più, spesso non avevano risorse economiche e io dovevo vivere. Il loro carico di sofferenza e bisogno di aiuto era molto più grande delle mie sole forze. Il gratuito patrocinio sarebbe dovuto venirci in aiuto quale soluzione logica e naturale per queste situazioni. Invece, negli anni -credetemi molto a malincuore – ho sviluppato una resistente diffidenza verso alcune forme di aiuto provenienti dallo stato. Il gratuito patrocinio non rappresenta un’eccezione, nonostante gli riconosca una sua utilità e non solo teorica.
Ed è proprio in quel periodo che ho avuto l’opportunità di conoscere diverse Associazioni dedicate alla tutela non solo legale ma anche al supporto logistico e psicologico per queste persone. Ho potuto toccare con mano l’importanza che nel raggiungimento dei risultati ha la formazione e la professionalità del personale coinvolto nelle ONP. Tanto da fare proprio la differenza. Ed è allora che il mio mondo è cambiato.
Oggi il mio ‘campo’ è la direzione amministrativa della Scuola. Il mio impegno è duplice, cercare di tenere i conti sotto controllo (sempre una vera battaglia) e agevolare per quanto possibile il percorso degli studenti.
Mi piace pensare che contribuisco così – ancora da dietro la scrivania- all’avvio professionale di tante meravigliose persone, che oggi ci raccontano le loro stupende ‘storie dal campo’! “