Michele Bruni | 21 novembre 2013
Non mi sono mai considerato uno che va di per sé contro tendenza, ma le mie ultime scelte personali potrebbero smentirmi. Dopo quasi dieci anni all’estero, ho mollato tutto e sono tornato in Italia per provare a perseguire la mia idea d’impresa, “basato” nella mia amata Umbria e insieme ad altri sparsi ai quattro angoli del pianeta.
Qualsiasi organizzazione oggi, comprese le compagnie più grandi, le imprese sociali e le non profit ha la necessità di adattarsi ai cambiamenti rapidi che le realtà politiche, sociali ed economiche stanno sperimentando negli ultimi anni. Le continue sfide sociali e ambientali, la globalizzazione consolidata dalla rapida diffusione di tecnologie e dall’era dell’informazione, l’instabilità politica ed economica, i conflitti e la frammentazione sociale, lo scontro tra culture del lavoro estremamente differenti stanno determinando la necessità di una leadership rinnovata.
Dando per assodata l’esistenza di una differenza profonda tra manager e leader, la leadership (nelle sue differenti sfaccettature) per la nostra epoca non può essere definita dalla posizione di potere di un individuo, ma piuttosto dalla sua abilità di generare “vantaggi collaborativi” ovvero dalla capacità di combinare talenti, valori, risorse e processi tra diverse organizzazioni in modi nuovi e unici che permettano di rispondere alle grandi sfide del presente e del futuro.
Ovviamente il tema delle alleanze non è nuovo e ci sono molti esempi positivi nel pubblico, nel privato e nel terzo settore in cui il beneficio generato dalle alleanze è stato sensibile. Tuttavia comparando l’Italia con altri contesti che conosco bene, sembra che la nascita di veri e propri ecosistemi in cui le alleanze si sviluppino al di là di posizioni di potere sia un evento raro e ancora in una fase embrionale.
Alcuni esempi di successo
Alleanze strategiche nell’industria automobilistica e nel trasporto aereo hanno creato importanti risultati finanziari, mentre reti globali come Aspen Network of Development Entrepreneurs (ANDE) stanno tracciando un nuovo panorama nello sviluppo internazionale e nell’appoggio alle imprese sociali in particolare, con incentivi a supporto della creazione di vantaggi collaborativi e inedite prospettive in tema di sotto investimento in piccole e medie imprese. L’innovazione sociale, coadiuvata da soluzioni digitali per la creazione di network sociali specializzati, sta creando le basi per una nuova generazione di leader in grado di fare leva sulle proprie reti per risolvere problemi e generare cambiamento sociale.
Il Capitolo America Centrale e Messico dell’ ANDE ha sviluppato la prima piattaforma collaborativa che mappa e mette in rete oltre 600 organizzazioni e individui che lavorano nel settore di investimento d’impatto. GIIMAP supporta fondazioni, investitori, organizzazioni che forniscono assistenza tecnica, università e imprenditori sociali. Attraverso GIIMAP si possono stabilire alleanze strategiche, coordinare sforzi, ridurre costi e garantire la creazione di un settore di investimento di impatto solido, sostenibile ed efficace.
Anche se ancora gli attori attivi in Italia sono pochi, un numero crescente di organizzazioni – spesso connesse con l’estero, ma isolate nel loro paese – è interessato a intraprendere la sfida dell’innovazione sociale attraverso l’appoggio a un’imprenditoria che cerca soluzioni per i problemi fondamentali della nostra società, con modelli diversi da quelli tradizionali.
Il 2014 e 2015 saranno anni chiave per seguire l’evoluzione del settore in un momento di profonda crisi sociale, economica e finanziaria. “Stay posted” per seguire altri sviluppi a cominciare dal possibile prossimo lancio in Italia di una serie di seminari di leadership collaborativa sviluppato da ANDE, Enterprise Projects Ventures (www.epven.com), con la partecipazione del direttore di un’ importante International Business School della costa atlantica degli Stati Uniti.