Adriano Noli | 30 agosto 2013
L’agricoltura è uno dei settori in cui si può fare maggiore innovazione; non stupisca che proprio la terra, nell’era del digitale, sia oggetto dei maggiori cambiamenti. Negli ultimi due decenni la partita dell’innovazione sociale in campo agricolo si è giocata per lo più sulla filiera. Negli anni ’90 c’è stata l’esplosione del ‘mercato equo e solidale’ e in seguito delle varie certificazioni collegate, fino ad ‘infiltrare’ la grande distribuzione. Poi è stata la volta dei gruppi di acquisto, delle esperienze come Slow Food, il ‘kilometro 0’ e l’agricoltura di prossimità, tutte espressioni che ormai fanno parte delle nostre conversazioni quotidiane anche in città.
Ma il grande cambiamento sociale che ancora deve avvenire è l’inversione di quella tendenza che ha visto la popolazione urbana superare quella rurale, qualche anno fa. Abbondano infatti le opportunità per ripopolare e riqualificare la terra e per innovare il lavoro agricolo in termini di minor consumo energetico, minor utilizzo di soluzioni chimiche e adesso anche di maggiore impiego.
Un recente articolo del Sole 24ore mette in luce proprio questo aspetto, quantificando in 200.000 i posti possibili: http://bit.ly/16Y6Lon
Mentre nasce un universo di piccole e piccolissime imprese, la crisi di marchi storici e di modalità di sfruttamento superate si aggrava; ecco l’articolo, recentissimo, di Repubblica; http://bit.ly/1adAT4c
D’altronde c’è poco da stupirsi, se si guarda a esperienze dal basso e in rapida crescita come il movimento Transition Town; http://it.wikipedia.org/wiki/Città_di_transizione
Insomma si guarda al futuro; dalle fattorie didattiche agli agriasili, si insegna da subito a rispettare la terra e si aprono nuovi mercati; http://bit.ly/1d6MsXj
Buone notizie quindi per chi vede la connessione fra gesti millenari ed innovazione, anche in termini di finanziamento; il bando LINFAS, di cui avevo già scritto, è stato prorogato! http://www.ideatre60.it/partecipa-ai-concorsi/concorso/linfas