Educazione: strumento di innovazione sociale

di Sandro Calvani | 2 maggio 2013

 

Alcuni dei più grandi innovatori del nostro tempo come Bill Gates (Microsoft), Steve Jobs (Apple) e Marck Zuckerberg (Facebook) hanno cambiato il mondo dell’impresa e del mercato senza avere una laurea nel proprio curriculum. Visto che però tutte e tre le loro ricchissime fondazioni per l’innovazione sociale investono nella ricerca universitaria, credo di poter dire che nella loro vita non volevano sfidare il postulato universale che “L’educazione è l’arma più efficace per cambiare il mondo”.

L’ha ripetuto anche Nelson Mandela ma lo avevano scoperto molti altri prima di lui: per esempio quelli che fondarono le prime Università in Cina mille anni fa o l’Università di Bologna nel 1088.

L’educazione, compresa quella universitaria, è stata strumento di innovazione sociale decine di secoli prima che scoprissimo altri strumenti che la proteggono e la promuovono come la democrazia ed i diritti umani. Come propone il motto scritto nello stemma dell’Università di Bologna, l’educazione universitaria è una madre che nutre i suoi figli.

Forse Gates, Jobs e Zuckerberg hanno solo cercato un altro tipo di nutrizione diverso da quello degli studi universitari tradizionali. Infatti invece di divenire clienti di un trasferimento organizzato e certificato del sapere come fanno centinaia di milioni di studenti universitari nel mondo intero, i tre guru del cambiamento si sono lanciati prima di altri e con enorme successo in un altro spazio dell’universo del sapere, quello della gestione del sapere, della condivisione, analisi e innovazione del sapere.

Si può fare anche attraverso l’Università, ma oggi si può fare in modo più creativo fuori delle Università o usando altri spazi dell’Università che non sono solo i banchi delle aule di lezione.

Sono per esempio espressioni di questa rivoluzione i corsi online proposti da università rinomate come  Udacity, edX e Coursera che raggiungono centinaia di milioni di studenti in ogni parte del mondo. Nella stessa linea di innovazione si sono lanciate anche imprese del sapere alternative alle grandi Università come ad esempio  Khan Academy ed altre iniziative dei paesi in via di sviluppo.

Quest’area di innovazione è denominata MOOC (Massive Open Online Courses) , abbreviazione che sottolinea appunta il mercato di massa e non d’elite, la gratuità dei corsi e il fatto di essere online. Un’analisi sommaria delle ragioni del successo dell’innovazione dei MOOC suggerisce che essa affronta e coglie tre nodi irrisolti dalle Università tradizionali, cioè la scarsa disponibilità di tempo, di accesso e di soldi della grande maggioranza delle persone che vorrebbero avere un’educazione superiore.

Ma c’è un altro importante volano dell’innovazione nella gestione del sapere: le imprese e i datori di lavoro hanno un bisogno prevalente di cervelli con capacità e saperi dell’innovazione, più che che di diplomi di laurea di alto rango. A loro interessa e interesserà sempre di più la sostanza dell’efficace versatilità dell’ingegno, non la cornice di dove esso si è formato.

Per questo osserviamo anche un boom globale di richiesta di certificazione del sapere per manager già in carriera.

In pratica partecipano a corsi non per acquisire nuovi saperi ma per certificare che li hanno già e che li sanno gestire, trasferire, sfruttare in squadra e applicare efficacemente, in modo da essere appetibili per nuovi datori di lavoro ed a livelli di carriera e responsabilità più alti.

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