di Adriano Noli | 28 marzo 2013
Ok, è il mio primo post e come me la gioco? Con un topic perdente in partenza; le elezioni appena concluse.. ma non commento i numeri, che ormai è inutile, bensì voglio condividere l’impressione che ormai ho da tempo; quella di un enorme potenziale sprecato.
Da 10 anni lavoro per una grande associazione nazionale; oltre 5000 circoli, oltre 1 milione di tesserati, uno di quei soggetti giuridici che esprimono una parte della classe dirigente – e mai come quest’anno, che ha visto le liste riempirsi di rappresentanti della “società civile”.
Uno di quei soggetti che con la sua capillare presenza potrebbe fare la miglior analisi sociale possibile, la più dettagliata e precisa delle rilevazioni. Uno di quei soggetti (e sono tanti!) che potrebbe essere per tutti uno straordinario punto di osservazione della società.
Potrebbe essere, con i giusti mezzi e un po’ di tempo, veicolo di informazione costante su come il gradimento politico si sposta, su come nascono e muoiono i movimenti, su come l’interesse e il disinteresse si alternano in famiglie, tessuti sociali, istituzioni locali. Potrebbe facilitare la lettura della realtà, sicuramente più di quanto possa fare un sondaggista!
Invece, ecco lo stupore per il risultato, quasi il rifiuto e la banalizzazione; “quelli che non votano per noi sono stupidi!”. E poco importa se questa visione del diverso l’abbiamo condannata negli altri; non riusciamo a costruire una lettura della realtà che ci permetta di comportarci diversamente.
Ci mancano i dati per capire quello che accade, e ci ritroviamo ad inseguire.
Io amo occuparmi di partecipazione, e credo che in questa fase storica assistiamo ad un corto circuito; chi ha sempre lavorato alla partecipazione si è candidato e ha perso, chi raramente si è occupato della cosa pubblica si impegna ora in un movimento nuovo che ha vinto.
Ecco come deve cambiare il “non profit”; deve proporre partecipazione, come ha sempre fatto, ma cominciando da una lettura della società che parta dai suoi soci.