di Gianfranco Marocchi | 19 marzo 2013
Premessa, a scanso di equivoci: non ho rapporti personali o di conoscenza con nessuno dei soggetti coinvolti, non ho motivo di ritenerli, nella sostanza, meritevoli o meno, non scrivo per perorare la causa di alcuno che ritengo ingiustamente escluso.
Ma che strana impressione mi ha fatto poco fa scorrere l’Elenco dei “plichi irricevibili” – insomma, delle proposte escluse a priori, cestinate prima di essere sottoposte a valutazione – dei due bandi “Giovani per il Sociale” e “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici“!
Questi bandi costituiscono una delle (poche) espressioni eccellenti del Governo che ci sta lasciando, frutto principalmente della determinazione di uno dei (pochi) ministri che non hanno demeritato, Fabrizio Barca; sono un esempio di come sia possibile valorizzare il non profit e in soprattutto di come l’enfasi sull’innovazione sociale che pervade la cultura del non profit negli ultimi anni possa trovare una traduzione in termini di politica pubblica.
L’innovazione sociale, appunto!
E poi vedo 225 progetti, quasi il 15% di quelli presentati, che non verranno nemmeno esaminati perché (se si eccettua un numero assolutamente minoritario di plichi giunti in ritardo rispetto al termine) vi era un errore nella dicitura apposta sul plico, mancava la controfirma sul lembo di chiusura, la chiusura è stata effettuata mediante nastro adesivo trasparente – quest’ultima colpa, soprattutto, sembra essere stata assai diffusa – e così via.
Eccoli li, sembra già di vederli, burocrati con le braccia aperte che si trincerano dietro le regole, avvocati che ci camperanno per un po’, giudici impegnati a esaminar ricorsi – la mancata firma sul plico è causa di esclusione? e se è un sigla? e con quale livello di opacità un nastro adesivo non è più trasparente?
Ricorsi, precedenti, sentenze, appelli, quote di PIL imbastardito che lievitano e fanno sprofondare l’Italia buona.
Il bando – insieme a Smart Cities – più innovativo delle politiche pubbliche italiane dell’ultimo decennio e il burocratame più borbonico, lì, insieme in un foglio, che strana impressione, una metafora dell’Italia sempre in bilico tra slanci in avanti e zavorre da terzo mondo!