Per chiudere la ricca collezione di interventi raccolti durante il Coffee Break with the Nonprofit Managers e presentati negli ultimi mesi, riportiamo il commento di Tirso Puig de la Bellacasa, Direttore Operativo di Social Change School.
Come sta e come stiamo vivendo questa crisi?
Posso dire di essermi portato la Scuola a casa un 24/7. Con i bambini e le loro lezioni si parlava anche di come le scuole dei nostri figli siano arrivate a casa. Dal punto di vista personale mi sono riscoperto anche all’interno delle 4 mura domestiche e questo sicuramente è una sfida. Come Social Change School mi rifaccio un po’ ad alcune parole che sono già emerse durante questi interventi: resilienza senza dubbio, sicuramente anche trasformazione, poiché stiamo lavorando su come trasformare i nostri percorsi, in particolar modo quelli presenziali, che non possiamo in questo momento sviluppare nella stessa maniera. Tutto ciò con grande resilienza e continuità da parte di tutti i colleghi e, a partire dal Presidente Marco Crescenzi, impegnandoci a trovare modi per garantire i percorsi formativi ai nostri corsisti, grazie all’e-learning e a uno sforzo coordinato, anche con i collaboratori esterni, come molti di voi e come i vostri colleghi, le risorse umane e i docenti che ci continuano a supportare in tutto questo percorso. Molto interessante l’opportunità di trasformazione e di innovazione, implicita in tutto ciò, e in qualche modo anche alcuni elementi di adaptive management un po’ emergenziali, in questo momento però sicuramente interessanti. Stiamo inoltre notando un fenomeno interessante, simile a quello che era successo nel 2001 dopo gli eventi delle torri gemelle: gli studenti e i candidati che si avvicinano alla Scuola hanno una grande voglia di fare, tanta grinta, si chiedono “cosa possiamo fare noi ora?’’. Agganciandomi a quello che diceva Francesco Petrelli, a questo punto il mondo non sarà veramente uguale e i nostri corsisti ci chiedono come mettersi in gioco ancora meglio e di supportarli in questo obiettivo.
Cosa stiamo imparando, cosa ci vogliamo portare e ricette per uscirne?
Ci siamo adattando alla trasformazione, cercando di consolidare tutto ciò che stiamo vivendo in questo periodo per adeguarci a questa situazione, cercando di lavorare sul limite come opportunità, insieme al rischio che diventa anch’esso opportunità. Per quanto riguarda poi il rapporto con i corsisti, anche sentendovi parlare, credo sia essenziale essere in grado di far sì che attraverso le trasformazioni questo mondo non sia più come prima, ma che sia un mondo migliore. Dico questo perché, come nel caso di Orban, c’è anche il rischio che, negli interstizi di questa situazione che viviamo, autoritarismi o forme di limitazione di diritti e libertà possano farsi strada, quindi credo che sia importante posizionarci ed effettivamente contribuire a un mondo che non sarà come prima aspirando di riuscire a renderlo migliore. Sicuramente come Scuola, nel lavoro che facciamo quotidianamente con corsisti altamente motivati per il cambiamento sociale, cercheremo di promuovere questo tipo di spirito e di linea.