Lodovico Mariani, direttore del Master HOPE e Human Resources and Training Expert presso INTERSOS: “La simulazione di una emergenza umanitaria è il modo migliore per mettere alla prova quanto appreso durante le lezioni del Master in Humanitarian Operations. Il far immergere gli studenti in un contesto dove rispondere ad una emergenza simulando le difficoltà e le situazioni in cui si troveranno è uno strumento didattico estremamente importante. A Brindisi si gioca e ci si diverte per imparare, arte in cui tutti i bambini sono esperti e che per imparare ed immaginare contesti diversi ed apprendere è fondamentale. Uno degli elementi più interessanti è che ogni simulazione è diversa, a seconda delle caratteristiche degli studenti modifichiamo lo scenario in fieri per mantenere verosimiglianza: ad azione corrisponde reazione”
Marco Lanino e Nikolina Mandich, due degli studenti coinvolti nel training tenutosi dall’11 al 15 aprile presso la sede della Base WFP-UNHRD di Brindisi ci raccontano aspettative, timori, effetti a sorpresa e fasi salienti della simulazione.
Marco, “La field simulation è stata per me grande motivo di interesse, di confronto, di applicazione pratica dei concetti e delle tematiche affrontate durante i workshops del Master HOPE. Mi aspettavo infatti di poter e dover utilizzare in un’emergenza umanitaria gli aspetti e gli strumenti studiati: particolarmente significative le fasi logistiche della simulazione, la stesura di report, budget e logframe, il concreto utilizzo dell’handbook Sphere, la suddivisione in ruoli che ogni componente possedeva all’interno di ciascuna ONG finta e il continuo confronto tra i partecipanti. Ciò che particolarmente mi ha impressionato è stata la gestione, la preparazione e meticolosità dello staff presente alla field experience nel realizzare e nel sviluppare gli avvenimenti simulati: diversi ruoli/figure rappresentate nello stesso tempo, abilità nel condurre gli studenti attraverso le fasi dell’esperienza e nello stesso tempo creare difficoltà per far assaggiare la complessità delle situazioni che potenzialmente si dovranno affrontare. Insomma, con la speranza di poter presto trovarmi su un vero field, l’esperienza di Brindisi mi ha permesso senza dubbio di tastare il terreno e sicuramente mi sento un po’ più pronto e preparato“.
Continua Nikolina, “L’esperienza sul campo nella base UNHRD personalmente è stata molto d’impatto. L’aspettativa prima di partire era di vivere un’esperienza molto coinvolgente, in cui è quasi impossibile distinguere la vita professionale da quella privata. Il training ha evidenziato chiaramente come qualsiasi operatore umanitario, se vuole intervenire in modo efficace ed efficiente deve possedere elevate competenze tecniche derivanti dalla carriera professionale, combinate alle competenze trasversali. Le due aree di skills non possono operare da sole. L’unico modo per far differenza quando si opera nel contesto umanitario è unire le esperienze professionali (in programme/ project coordination, finance, technical expertise, logistics etc.) e le proprie soft skills (capacità comunicative, relazionali, organizzative, etc.). Lavorando da anni in team su diversi progetti, sono convinta che la differenza la fanno le persone e durante l’esperienza alla base ho avuto l’ennesima conferma. Ritengo di aver vissuto una field experience unica e preziosa, costruita e portata avanti da professionisti molto validi. Ogni operatore umanitario, prima della partenza ma ancora prima di decidere se intraprendere questo percorso di vita, dovrebbe aver occasione di farla.”