Michele Bruni | 28 novembre 2013
Chi di noi ha fatto un viaggio in Africa, Asia o America Latina ed è riuscito a sfuggire alla famosa maledizione di Montezuma, vale a dire ad attacchi feroci di dissenteria e malessere diffuso? Le malattie di origine alimentare sono davvero una maledizione quotidiana per miliardi di persone per le quali malattia e malnutrizione vanno di pari passo con disabilità e morte.
La crescente domanda mondiale di cibo dovrà trovare risposte attraverso strategie di approvvigionamento basate su un un numero sempre maggiore di piccolissimi produttori in grado di soddisfarla. Mentre nella gran parte dei paesi industrializzati un quadro normativo adeguato e una crescente assistenza medica hanno drasticamente ridotto l’incidenza dei fenomeni di malattia e malnutrizione, in molti paesi in via di sviluppo questioni come la contaminazione chimica e biologica rappresentano ancora un limite importante al raggiungimento della sicurezza alimentare.
Questa difficoltà mina non soltanto la capacità dell’intera filiera logistica di garantire prodotti di buona qualità alle catene distributive (sempre più concentrate e rilevanti in termini dimensionali), ma limita la possibilità per centinaia di milioni di abitanti delle città e delle zone rurali di accedere a cibo e bevande sani e sicuri attraverso filiere più corte ed efficaci.
La partecipazione degli agricoltori di piccola scala ai mercati di alto valore è generalmente impedita dalla scarsità delle risorse di cui dispongono, da una logistica complessa tra impresa agricola e mercato e in generale da un processo faticoso e costoso di aggregazione dell’offerta tale da consentire ai piccoli produttori di raggiungere con successo i consumatori.
Questi vincoli che affliggono il mercato ormai da tempo sono stati amplificati e in alcuni casi superati da una nuova serie di sfide relative alla “conformità” di prodotti e processi rispetto a standard di riferimento fissati sia da pubbliche amministrazioni che da enti indipendenti e standard privati (World Bank 2005).
La maggior parte delle soluzioni sviluppate di recente a supporto delle imprese agricole di piccola dimensione cerca di aggregare una gran quantità di piccoli coltivatori in modo da poter raggiungere volumi adeguati per realizzare economie di scala e investire in infrastrutture come quelle della media e grande scala (attrezzature, processi conformi a standard qualitativi riconosciuti,..).
Un numero sempre crescente di piccole imprese sta raccogliendo questa sfida e si sta avvicinando al mercato con un paniere di tecnologie del tutto nuove: adeguate, partecipate, sostenibili. Si cerca di sviluppare soluzioni adatte alla produzione in piccola scala, senza per questo rinunciare a livelli di qualità e sicurezza alimentare elevati.
Queste tecnologie potrebbero traghettare i piccoli coltivatori verso una dimensione imprenditoriale qualificata, riconosciuta e internazionale, dando loro le risorse finanziarie necessarie per sviluppare soluzioni sostenibili, raggiungere con successo il mercato, sperimentare nuove vie, personalizzare e trasformare i modelli già collaudati. La novità delle soluzioni sviluppate di recente sta nella forma progettuale, nel modello di pensiero trasversale e integrato, capace di far convergere efficacemente lezioni che arrivano da finanza, agronomia, ingegneria, logistica, sanità, sviluppo sociale. E da creare circoli virtuosi di conoscenza, azione, revisione.
La sicurezza nella produzione agricola di piccola scala è così importante perché se riusciremo a sconfiggere le malattie di origine alimentare, avremo fatto un passo enorme verso il miglioramento delle condizioni di vita di miliardi di persone.
Queste nuove tecnologie ribalteranno completamente la logica sulla quale si è basata finora l’idea di sicurezza alimentare: anziché ridimensionare le produzioni di larga scala per renderle più sicure e controllabili, potremo rendere attuabili, sostenibili, economiche, sicure e scalabili le soluzioni produttive di piccole dimensioni, anche laddove le risorse energetiche sono limitate o del tutto assenti. Possiamo vivere senza strade o senza elettricità. Ma non possiamo vivere senza cibo sano e sicuro.