La perquisizione effettuata sulla nave di Save The Children Vos Hestia fa parte delle azioni dell’inchiesta più generale che la Procura Trapani porta avanti da molti mesi.
“Save the Children non è indagata” -ha rassicurato lo stesso Procuratore, chiarendo che le perquisizioni non sono collegate ad accuse contro l’organizzazione. Nella perquisizione sono stati semplicemente acquisiti alcuni PC e telefoni come materiali potenzialmente utili nell’inchiesta.
Ho avuto modo di sentire alcuni dirigenti di Save, ovviamente dispiaciuti, tranquilli rispetto ad eventuali responsabilità legali ma ovviamente preoccupati del clima sui social networks e delle possibili ripercussioni sulle donazioni ed il relativo supporto ai progetti con i bambini nei paesi in via di sviluppo.
I social sono sempre più pieni di cani arrabbiati pronti a gettarsi sull’osso, soprattutto quanto ricco di sostanza, gettato dal politico, magistrato o opinionista di turno. Una gabbia in cui (ri)gettare tutto il proprio cinismo e frustrazione esistenziale.
Conosco Save ed i suoi dirigenti da quando è stata fondata in Italia e credo che sulla loro passione civile e dedizione alle cause, qualità, integrità e rispetto delle leggi non ci sia proprio bisogno di garanzie da parte di nessuno.
Moltissimi nostri fellows ex studenti, lavorano in Save, che è uno dei migliori ambienti di lavoro del settore.
La cosa che mi spiace e che qualche donatore possa entrare in ansia e ricevere qualche ‘schizzo di fango’ dai social. In un momento in cui molti vogliono costruire muri e guadagnare voti arrampicandosi essi, le ONG-tutte- stanno dalla parte dei ponti, dell’accoglienza e dell’umanità.
Quindi danno fastidio e sono un facile bersaglio, anche fragile, dipendendo dalle donazioni e in ultima analisi dalla loro reputazione.
E allora credo che ogi donatore dovrebbe giustamente informarsi e pretendere la massima chiarezza, ma alla fine chiedersi: ‘Io, da che parte sto?’
Coraggio amici di Save The Children, in tanti vi siamo vicini: su la testa e avanti tutta!