Alessandro Bechini | 25 aprile 2013
Chissà quante volte a ciascuno di noi è capitato negli ultimi dieci anni di entrare in un negozio di scarpe. Siamo passati di fronte ad una bella vetrina e un paio di scarpe hanno attirato la nostra attenzione. Siamo entrati, ci siamo misurati l’articolo scelto e sulla base di alcuni parametri (bellezza, comodità, rapporto qualità-prezzo), abbiamo deciso se comprarlo o no.
Quanti di voi, entrando in un negozio di calzature, anziché valutare le scarpe, hanno chiesto al commesso che vi ha servito quanto guadagnava?
E quanti hanno usato quel parametro per giudicare se valeva o meno la pena di acquistare quel paio di scarpe in quel negozio?
Ho voluto iniziare con questo esempio un po’ provocatorio perché il mondo della cooperazione sconta, tra gli altri, un cliché allucinante che è quello secondo il quale chi lavora in questo settore deve guadagnare poco, anche a costo di produrre interventi con impatto limitato nei paesi in via di sviluppo.
Questo approccio pauperistico ha, secondo me, prodotto piu’ danni che vantaggi, contribuendo a rinchiudere la cooperazione internazionale e il terzo settore in generale, in un recinto di moralismo dove i parametri di giudizio non sono la qualita’ del lavoro che facciamo e che tipo di cambiamento siamo riusciti a produrre, ma quanto poco abbiamo speso lasciando in secondo piano il raggiungimento dell’obiettivo.
Io credo che noi dovremmo fare un ragionamento molto più severo (partendo ad esempio dal valutare se i risultati migliori in termini di impatto nei territori vengono prodotti dalle grandi ong internazionali, da quelle locali o da un mix ragionato tra le due), ma allo stesso tempo affrontarlo secondo parametri che mettano anche sul mercato della cooperazione, professionalità di primo livello.
Lasciando perdere quell’approccio caritatevole che ha forse riempito il cuore di molti, ma che ha anche lanciato in un settore delicatissimo diversi dilettanti allo sbaraglio producendo spesso guai.
L’argomento è ovviamente complesso e delicato e non può esaurirsi in un unico post.
Attendo anche le vostre valutazioni per approfondire la questione.Intanto vado a comprarmi un paio di scarpe. Ma solo se il commesso avrà uno stipendio da fame…