A proposito di Rosy Canale

Marco Crescenzi | 17 Dicembre 2013

“Arrestata per peculato e truffa Rosy Canale,  attivista  calabrese anti n’drangheta, nell’ambito dell’operazione ‘Inganno’. Avrebbe intascato fondi di Enel Cuore destinati a progetti per oltre 100.000 euro”

Ho conosciuto Rosy Canale all’interno di un’azione  di promozione dell’Innovazione Sociale in Calabria, in cui ho avuto modo di apprezzare  e collaborare anche con  don Giacomo Panizza ed altri attori locali ed istituzionali.

“Calabria”, per chi non lo sa,  deriva da  “Kalòn Briòn” in  greco antico “Far sorgere il bene”: è una terra che amo ed odio, sorgente di tanti giovani splendidi  professionisti ‘non profit’ e con la  quale ho deciso di impegnarmi su progetti di innovazione. 

 

Rosy nella primavera di quest’anno (2013) mi ha chiesto aiuto proprio  per far ripartire e recuperare quei progetti per cui aveva ricevuto i fondi e che non era ancora riuscita ad avviare o sviluppare, una delle cose di cui è ora accusata.

Voleva (vuole) creare impresa sociale togliendo braccia alla criminalità organizzata, creare un’ alternativa (in più) a San Luca. Voleva  e certamente vuole ancora, rilanciare il Movimento delle Donne di San Luca.  Si trattava in particolare di riavviare una produzione di saponette ‘brandizzate’ o una produzione di marmellate ‘locali’, con il marchio del Movimento.

Anni fa, rifiutando lo spaccio di droga  nel suo locale notturno a Reggio ed essendosi rivoltata contro un clan locale, era stata quasi uccisa e sfigurata: per fortuna è stata più forte del male che ha ricevuto -è stata ‘ricostruita’ ed sempre una bella ragazza dai grandi occhi dolci e determinati- e da allora si è messa di punta per cercar di cambiare le cose, nel suo piccolo (in tutti i sensi, è alta meno di un metro e sessanta).  Avrebbe potuto fregarsene e rifarsi una vita, ha fatto una scelta coraggiosa.

Abbiamo visto insieme  a San Luca lo stabile confiscato al clan Pelle (uno schiaffo tremendo inflitto alla ‘famiglia’),  che contiene attrezzature da ginnastica per una palestra ‘sociale’ mai usata perchè-mi diceva-  ‘Qui uomini e donne  non sono voluti venire  insieme a fare ginnastica…’.

Abbiamo visto i macchinari per la produzione delle saponette -ricoverati all’aperto “Perchè –mi ha detto- non hanno voluto tenerli dentro al Comune’.

Considerato che i macchinari erano da risistemare – e poi facilmente sabotabili, e comunque ‘rendicontati’ su altri progetti, abbiamo iniziato ragionare su cosa altro poter fare per lo sviluppo locale e della legalità, con il paese.  Rosy è ossessionata dal non far cadere le iniziative nel vuoto, perché questo sarebbe  la conferma che lì “Solo la n’drangheta dà sicurezza ed è affidabile”.  A San Luca c’è un forno molto buono per cui sarebbe possibile  sviluppare un mercato,  avevamo poi pensato ad una produzione agricola ‘in rete’ da collegare ai gruppi di acquisto solidale e così via.

Nel frattempo Rosy da anni si è trasferita per motivi di sicurezza  a New York, con l’impossibilità di seguire le cose bene, e facendo li la donna delle pulizie, la cuoca, lavoretti vari.

Siamo andati a San Luca da Reggio Calabria con una  vecchia utilitaria dei genitori, ed era vestita (come in tante foto) molto modestamente. Lo dico perché ho letto su stampa varia  che avrebbe  speso i soldi dei progetti  in ‘vestiti ed auto’…

San Luca è un paese meraviglioso della Locride, alle radici dell’Aspromonte, proprio sopra una fiumara, con vicoli in precipitosa discesa.  Parliamo molto, inizio a farmi  un’idea del personaggio.

Capisco che è una persona di grandi sogni ma di grande imprudenza, ‘che vuol fare come le pare’,  di grande carattere ma senza la professionalità adeguata per gestire progetti così complessi.

Non credo che abbia usati i  fondi  “per arricchirsi”, certo li ha usati male e non secondo la rendicontazione richiesta: se una fondazione  o qualsiasi erogatore ti da i finanziamenti a certe  condizioni,  e li da al progetto, le condizioni vanno  rispettate e l’idea adattata. Più che ‘inganno’ la chiamerei  ‘improvvisazione’.

Ho rinunciato  all‘ ”impresa” (sociale) anche perché non era propensa al collegarsi con altre realtà sociali, come Libera,  come le avevo suggerito, non aveva l’idea della ‘rete’, una mentalità troppo da ‘eroe solitaria’ che non mi appartiene, e le prime risposte da San Luca inoltre non particolarmente incoraggianti.

A me consolida alcune idee. La prima riassunta dal mio amico blogger Federico Marcon “I sogni e le aspirazioni personali, se non supportati da un solido background culturale e professionale, provocano danni sociali maggiori dei benefici”. 

La seconda è  che  l’Italia ha bisogno di Reti, non Eroi, di grandi alleanze trasversali gestite professionalmente in una logica di risultati ed impatto sociale. L’innovazione sociale passa attraverso la co-progettazione tra  i differenti attori del territorio, valorizzando le loro differenze e coalizzando  le rispettive risorse su un bisogno sociale forte.

Per la terza mi torna in mente  Ghandi  “L’uomo onesto deve essere  puro come una colomba ed astuto come un serpente”, soprattutto se si espone al cinismo dei poveri di spirito, come quello di tanti dei commentatori della vicenda in questi giorni.

Rosy, fino a prova contraria e giudizio, va rispettata: comunque per tenere fermo su quello in cui crede ci ha quasi rimesso la vita e reso molto problematica quella della figlia e della famiglia.

Auguri Rosy, auguri San Luca, auguri Calabria, ed auguri di buon lavoro dalla magistratura perchè sappia  discernere al meglio  tra inganni ed improvvisazioni.

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