Il Master in Project Management di ASVI Social Change mi ha aiutato a definire il mio percorso personale e professionale e mi ha dotata degli strumenti tecnici necessari per affrontarlo.
Il “dopo master” è un momento singolare per ognuno perché è tempo di sperimentazioni personalizzate per aprirsi la propria strada, un cambiamento lavorativo dal for-profit al non-profit nel mio caso.
Ben conscia di tutto ciò, ho deciso di dedicare un po’ del mio tempo libero ad essere mentore imprenditoriale sociale.
Nell’uso comune moderno del termine è un consigliere, figura cruciale nei processi di apprendimento e di educazione al business.
Sono desk officer part-time in ONG Fondazione Don Carlo Gnocchi e imprenditrice nella storica attività di famiglia nel resto del tempo, quindi il mentore imprenditoriale sociale sembra il perfetto connubio per me.
Nonostante non abbia un profilo professionale particolarmente senior, ho applicato per questo ruolo-ponte che mi ha aperto le porte dell’economia sociale sapendo di non avere tutte le risposte di cui una “guida” dovrebbe essere dotata, ma allo stesso tempo di possedere l’atteggiamento giusto: rimboccarsi le maniche per ottenerle!
E’ una preziosa occasione di tendere una mano con un gesto concreto, di fare la differenza nel mio piccolo e questo ha già di per sé un potenziale enorme.
Nel concreto, grazie ad un programma di mentorship internazionale, sono entrata in contatto con una coetanea sud africana, Henrietta, a cui da ottobre trasmetto le mie competenze imprenditoriali e comunicative perché si rafforzino in lei potenzialità e motivazione necessarie per gestire il suo social business nel recruiting.
Il mio compito è quello di validare le sue idee, canalizzare l’entusiasmo, testare la fattibilità del progetto sulla carta; insomma far incontrare i suoi sogni e visioni col mercato.
Mi sto rendendo conto di quanto sia importante ed efficace stimolare doti commerciali innate che il sistema scolastico tradizionale non riesce ancora a cogliere ed implementare.
E’ Henrietta ad avere l’ultima parola in una decisione, io la guido semplicemente nel valutare tutti gli scenari possibili nel bene e nel male.
E questo processo è un ottimo allenamento ad avere io stessa una visione a 360° del mio contesto e dei vari percorsi che mi si profilano all’orizzonte.
Non si tratta di una relazione a senso unico, bensì di un dare e avere continuo, un crescere parallelamente, un imparare insieme. Ognuno dovrebbe avere l’umiltà e la predisposizione all’apprendimento costante, o almeno a vedere la propria situazione da un altro punto di vista.
In lei ho trovato una professionista e una donna con cui interagire e confrontarmi, ma anche un tramite verso una cultura e potenziali sbocchi lavorativi su nuovi mercati.
Essendo quella di mentore una collaborazione volontaria, percepisco anche un senso di appartenenza e condivisione più radicato all’organizzazione da parte mia, quindi oltre a divertirmi e a consapevolizzarmi, sto preparando un terreno fertile per sviluppare ipotetiche nuove sinergie.
Ogni giovane che si approccia al mondo del lavoro dovrebbe avere una figura di riferimento senior a cui affiancarsi, osare e chiedere supporto..perché se non chiedi non ottieni!
Mentore non si nasce, si diventa.
Non è un lavoro ma un ruolo che esorto a ricoprire prima o poi nella vita perché ognuno di noi ha la responsabilità e il privilegio di “ridare un po’ di tutto quello che prende strada facendo”.