di Eugenio La Mesa | 16 aprile 2013
Nel primo post abbiamo visto cosa sia un social business secondo il modello del Prof. Yunus, in base ai 7 principi fondamentali da lui definiti. Iniziamo ad analizzare il primo in dettaglio:
“L’obiettivo aziendale è di combattere la povertà o uno o più problemi (come istruzione, salute, ambiente) che affliggono le persone; non è la massimizzazione del profitto.”
Le aziende tradizionali for-profit vendono prodotti e/o servizi rivolti a clienti benestanti che possono permettersi quegli acquisti, in modo tale che l’azienda persegua un profitto; quasi nessuna azienda dedica tempo e soldi nel fare cose dedicate ai poveri e a quelli che la società considera gli ultimi.
I Governi dovrebbero in teoria farlo ma in pratica, come giustamente osserva Yunus, ciò non accade praticamente mai in nessuna parte del mondo.
Nell’illustrare questo principio, Yunus sostiene che il mondo aziendale è motivato soprattutto dalla ricerca e massimizzazione del profitto, mentre invece nel terzo settore e nel non-profit più in generale c’è il problema di trovare una fonte costante di finanziamenti per sostenere le attività sociali.
Un esempio che Yunus usa spesso nei suoi discorsi è che i dirigenti delle aziende lavorano indossando gli occhiali della “massimizzazione del profitto”, e con quell’obiettivo prendono ogni giorno le varie decisioni; invece quando lavorano in un social business cambiano occhiali e li sostituiscono con quelli della “risoluzione del problema sociale” e quindi, vedendo le cose da una prospettiva differente e avendo come focus l’obiettivo sociale, prendono decisioni in modo diverso, pur essendo sempre la stessa persona.
Yunus dice che l’uomo non è una macchina per fare soldi, e che ha anche altri sentimenti e aspirazioni dentro di sè, ma nel mondo for-profit è costretto a fare soldi, perché questo chiede il sistema. Invece in un social business può dedicarsi a risolvere problemi sociali senza dover cercare la massimizzazione delle profitto da dare agli azionisti.
