L’arresto del Presidente di Amnesty International Turchia, è un atto gravissimo e di forte peso simbolico: ci urla che nessuno è al riparo dal regime turco.
Ma di fatto aumenta la reputazione delle ONG impegnate nella difesa dei diritti e dei bisogni umani.
Apparentemente meno gravi, ma ben più dannose, sono le malevoli polemiche scatenata senza alcuna prova o indizio da parte di alcuni magistrati e politici italiani. Sebbene la vicenda si sia conclusa, dimostrando solo il malevolo intento di chi ha parlato, questa azione di diffamazione sta avendo conseguenze gravissime sulla raccolta fondi, sia a breve che a medio periodo, e sull’opinione pubblica italiana. Sia indagini riservate interne, svolte da alcune importanti ONG internazionali, sia indagini di istituti di ricerca indipendenti, come quello di Pagnoncelli, mostrano come tre italiani su quattro pensino ora che nelle ONG ci sia qualcosa di marcio.
In questo senso, se da un lato è difficile accostare le misure prese dalla dittatura e da un personaggio come Erdogan, a quanto successo in Italia a causa di alcuni politici e magistrati, dall’altro il filo comune è chiaro. È quello di portare al silenzio e ad una azione meno indipendente possibile dal potere politico, le organizzazioni non governative impegnato su fronti scomodi, che con la loro azione denunciano e si fanno carico pericolosamente di vuoti e contraddizioni, dell’Unione Europea come della Turchia, delle democrazie occidentali come delle dittature.
Solidarietà ad Amnesty International da parte della Social Change School.
Photo Source: Amnesty International