Marco Crescenzi | 13 Novembre 2014
Non mi è mai piaciuto un approccio ‘non profit’ sospettoso e critico a priori nei confronti delle aziende. Non permette di vedere il nuovo che si fa strada, anche se a fatica, con inevitabili contraddizioni e qualche… spintone.
A favore dei ‘critici’ c’è da dire che esattamente due anni fa (13 nov 2012) Etica News e altre riviste on line del settore denunciavano 41 big della borsa italiana perché non pubblicavano il bilancio sociale riportando i dati della ricerca “CSR Online Awards” condotta dalla prestigiosa società Lundquist.
Tra questi la Danieli & Co Officine Meccaniche di Bruttio – Udine.
A due anni di distanza siamo contenti di poter essere i primi a comunicare che l’azienda sta lavorando alla redazione del proprio bilancio sociale in modo più esaustivo e che molto probabilmente saranno pronti già dal prossimo anno a pubblicare e diffondere sul web la rendicontazione anche di attività sociali e ambientali promosse dal Gruppo.
Un caso che citiamo anche perchè ci permetterà di capire meglio alcune dinamiche, per fortuna non unico o isolato, ma in linea con il trend nazionale registrato nel triennio 2011-2013 che ha visto un aumento dal 15% al 24% delle aziende italiane che redigono e pubblicano il bilancio sociale: lentamente ma inesorabilmente verso una nuova e acquisita consapevolezza di fabbisogno di trasparenza e socializzazione di valori?
I fautori della CSR 2.0 nel 2007 anticipavano l’esigenza entro i prossimi 10 anni di trasformare la CSR in CSO ovvero Corporate Social Opportunity delineando poi nel 2011 la strategia del “valore condiviso”.
Dunque, il nostro sistema paese può dirsi oggi pronto a cavalcare un futuro più sostenibile?
Pensiamo che molto si debba ancora fare per trasformare la CSR in vantaggio competitivo all’interno delle nostre aziende ma forse i tempi sono già sufficientemente maturi per farsi ascoltare e non chiudere “le porte in faccia” a chi, come noi, promuove da anni un tema così importante in contesti fino ad oggi “sordi”.
Di sicuro non è rimasto un’ eco nel vuoto il grido proveniente dal mondo accademico e indirizzato ad un colosso aziendale come la Danieli che decide di conquistare mercati emergenti …anzi potremmo dire che ha avuto una risonanza tale da approdare fino in un Paese dell’area Asean!
La prossima Comunità Economica Asean (AEC) che si formalizzerà a gennaio 2015 guarda agli investimenti esteri con maggiore selettività e sensibilità ai temi della sostenibilità. L’Italia che da tradizione storica è stata apri pista dell’Europa in tali contesti non può che continuare ad esportare di valori e tradizioni alti facendosi anche in questo caso promotrice di innovazione.
A contribuire al risultato dell’attività di sensibilizzazione nei confronti della Danieli, infatti, anche l’attività di ricerca promossa nell’ambito di un Executive MBA della scuola di business del Politecnico di Milano che ha visto protagonisti un gruppo di esperti di CSR a vario titolo coinvolti. L’analisi è stata apprezzata e riconosciuta dal Gruppo che prendendo spunto dalla stessa si propone di pianificare una road map per un bilancio sociale più esaustivo riferito al loro particolare settore merceologico e alla caratteristica non meno importante di essere B2B.
Parte attiva della ricerca anche 2 membri del Comitato scientifico IMPACT di ASVI Social Change: una delle ricercatrici che ha promosso e condotto il lavoro Avv. Dhebora Mirabelli (che ringrazio per le utili informazioni ricevute) e il Presidente del Comitato, Prof. Sandro Calvani che ha favorito i rapporti in loco con l’azienda e per anni ha lavorato come coordinatore dell’ufficio degli obiettivi del nuovo millennio dell’ASEAN a Bangkok.
Il lavoro intitolato “Dai tradizionali modelli di strategia della Danieli & Co a quelli più innovativi orientati al sostegno e allo sviluppo della CSR 2.0: scenari possibili per chi opera nei contesti socio-economici dell’area Asean” è stato frutto di approfondite analisi on desk e di un’indagine sul campo presso l’hub produttivo per il Sud Est asiatico del Gruppo situato nell’area industriale di Rayong in Thailandia.
Attualmente lo stabilimento della Danieli Far East rappresenta ancora il più grande investimento italiano in Thailandia, pari a circa 100 milioni di euro per 850 mila mq di superficie, circa 2000 addetti e il 18% dell’intero fatturato.
L’indagine effettuata ha permesso un’analisi cross-cultural in termini di CSR accrescendo la consapevolezza all’interno della Danieli dell’importanza dell’adozione dei principi di trasparenza e correttezza a favore dei propri stakeholder. Abbracciare e far propri i principi della CSR 2.0 significa, infatti, come evidenziato dalla ricerca, prima di tutto socializzare i propri valori e, se esistono le condizioni, farsi portavoce di best practices provando a far diventare globali iniziative promosse anche a livello locale.
Il mondo universitario e della formazione qualificata sono scesi in campo a supporto del mondo imprenditoriale per promuovere la CSR 2.0 e diffondere una nuova cultura “Made in Italy” più attenta alle pratiche sostenibili aspettiamo con ansia i frutti di un lavoro ambizioso e ancora difficile nel nostro Paese.
Il non profit è aperto al dilaogo, alla co-progettazione innovativa ed alla costruzione di ‘valore condiviso’ con tutte le aziende responsabili che accettino la sfida e si rivolgano alla comunità e non solo ai propri azionisti. Per tali aziende il nostro supporto può risultare molto utile.