Federica, una giovanissima alumna che ha già collezionato grazie alla sua effervescenza e dinamicità esperienze fondamentali per una brillante carriera nel mondo della progettazione, ci racconta la sua storia. Insieme a Marta, altra ex alunna della Scuola, lavora in India con Terre des Hommes Core Trust (Children Organization for Relief and Education) da poco più di sei mesi, a seguito del conferimento del Master PMC- in Project Management per la Cooperazione Internazionale di Social Change School.
“La mia storia è iniziata l’estate scorsa. Nella ricerca insieme al Career Development Service, avevo numerose possibilità tra cui scegliere e credo che Tirso, il Direttore del CDS della Scuola, sia stato molto bravo a cogliere la mia essenza. E’ sempre stato aperto e disponibile a un confronto, senza mai né interferire con la mia decisione né rivolgersi a me con tono autoritario. Lui, che ha vissuto numerose esperienze sul campo, sa bene come queste scelte, così importanti, siano parte del processo di formazione. Sapevo e so cosa voglio fare, la project manager, ma non sapevo, al contrario di altri colleghi di Master, da dove volessi geograficamente far partire il mio percorso. Non avevo una destinazione precisa. E poi qualcosa è cambiato. Ho fatto il primo colloquio con Terre des hommes CORE Trust, succesivamente il secondo e dopo il terzo.
Mi è stata proposta l’India. Contemporaneamente incertezza ed entusiasmo hanno iniziato a pervadermi. Il quesito più grande, ma forse anche la paura più grande, era che l’India per me era un’incognita e che stavo partendo per andare a vivere per un anno in un paese di cui non sapevo nulla.
Poi è giunto il momento della partenza, dopo settimane passate tra tante domande e poche risposte, e sono arrivata in Tamil Nadu. L’impatto emozionale e visivo è stato fortissimo. La città in cui mi trovo è meta di pellegrinaggio spirituale e si sviluppa in un contesto semi urbano. Ma la sede di Terre des Hommes si trova nella parte più rurale dell’area. Mi sono guardata intorno e ho visto panorami e paesaggi a tratti surreali: strade governate dal caos e dal suono dei clacson, dove ai pedoni si aggiungono di volta in volta mucche e capre, uffici abitati da scimmie intente a rubare ogni residuo di cibo, distese di campi di riso, capanne, palme e saree dai colori sgargianti.
Sin da subito, però, non ho avuto il tempo per sentirmi persa. Già dal primo giorno di lavoro, infatti, ho avuto una scadenza da rispettare: entro il 15 Dicembre avrei dovuto completare i primi assessment sui progetti pilota, per studiare a fondo i programmi, identificare degli standards, aree di attività, risultati, indicatori di input, output e outcome in vista dell’obiettivo: stabilire livello di partenza della qualità dei progetti attraverso evidence-based data ed innescare un sistema interno di monitoraggio e valutazione. Da quel momento è come se avessi aggiunto un ingranaggio alla mia mente.
Nel mio Dipartimento, Quality Assurance e Project Management, dove svolgo il ruolo di Project Quality Assurance Control Manager, è tutto in fase di divenire. I nostri obiettivi più importanti sono studiare le baseline e comprendere come svolgere al meglio il monitoring e la valutazione dell’efficienza ed efficacia di ogni singolo progetto. Avevo già un po’ di esperienza, che mi è indubbiamente servita, ma non mi aspettavo che la sfida sarebbe stata tra le più grandi che abbia mai vissuto! Conoscevo i meccanismi, le strutture, il vocabolario del mestiere, ma la presa in carico di questa posizione e dell’autonomia e responsabilità connesse, è stato un passaggio molto forte. Tutto ciò che ho imparato durante il Master, i workshop, la field experience, i training, la lettura del libro sul Project Management (il mio testo sacro) mi è davvero servito. Oggi sono orgogliosa di fare quello per cui ho studiato, di fondere le mie passioni con un lavoro che amo. Sono tanti i fronti su cui mi impegno. Forse non mi sarei mai aspettata questa mole di lavoro sia a livello tecnico che umano, ma, oltre all’imparare quotidianamente tanto, comprendere quanto il mio lavoro sia utile per gli altri è una grande fonte di motivazione, come del resto lo è scoprire quanto la tua dedizione possa fare la differenza anche nelle piccole cose!
Il contesto umano in cui mi trovo a vivere e lavorare è davvero bello. Sono inglobata in questa realtà, che ogni giorno mi fa riflettere sul fatto che la complessità e allo stesso tempo semplicità delle relazioni è la stessa in tutto il mondo. Tutto ciò che di vero si trasmette, lo si riceve indietro e anche amplificato. In questo i bambini sono i migliori, i loro sorrisi e il loro affetto sono incommensurabili.
Durante la festa del Pongal, la celebrazione dell’agricoltura del sole e del raccolto, una bambina accolta in una delle case in cui lavoriamo, mi ha preso per mano e mi accompagnato in casa per fare insieme la puja, la preghiera. Mi ha fatto sedere e ha allestito il tipico banchetto di culto con la frutta e i petali di fiore. Dopodichè mi ha fatto alzare e accendere la fiamma per la puja, insegnandomi come pregare. Ha reso questo momento estremamente intimo, e senza neanche dire una parola mi ha mostrato quanto significasse per lei pregare con me e per me.
Anche la relazione che sto pian piano costruendo con lo staff è estremamente stimolante. Sono contenta del rapporto sorridente e positivo che stiamo instaurando. Occupandomi di Qualità, Monitoraggio e valutazione, è molto facile risultare come un intrusa, ma per me è stato fondamentale entrare in contatto con gli attori in loco e comunicare il messaggio più importante: la necessità di lavorare insieme per il bene di progetti e bambini. E questo messaggio, seppur con qualche difficoltà (tamil in primis!), è stato recepito e accolto da tutti, il che posso dire a voce alta, è stata la mia prima vittoria.”