Dhebora Mirabelli | 07 Aprile 2015
Mentre l’opinione pubblica nel nostro Paese è in questo momento storico il bersaglio privilegiato di media e informazione in tema di violenza contro le donne, soprattutto intra-familiare, dall’altra parte dell’oceano si interrogano se la legge che protegge le sole donne e minori dalle violenze subite abbia bisogno di modifiche e integrazioni.
Alla base di questo ripensamento sulla citata legge delle Filippine, la n. 9262 del 2004, vi è la sopraggiunta consapevolezza che la situazione negli ultimi anni si sia rovesciata lasciando gli uomini vittime delle donne sprovvisti di qualsivoglia atto di protezione da un punto di vista normativo.
E’ tutto approfonditamente spiegato nel “A Critique Paper “Equality between Men and Women: Does it really exist?” a cura di Mrs Arieth Genoveva Sanderson (Ateneo de Naga University) del mese scorso (febbraio 2015).
La finalità del paper è quella di considerare l’eventualità di riflettere se non è arrivato il momento di iniziare a ragionare in Senato e Parlamento su un cambio di paradigma quando si parla di una violazione dei diritti umani come nel caso di violenza sessuale, abusi e maltrattamenti a tutela della famiglia e degli individui.
Tutti gli individui sono uguali come esseri umani, in virtù della dignità intrinseca di ogni persona umana.
Questa eguaglianza esiste davvero anche di fronte a stereotipi universali, un’idea di una società patriarcale, dei condizionamenti culturali, ecc…?
Dallo studio emerge che vi sono almeno 4 buone ragioni per rispondere di NO a questa domanda quando si parla di violenza, abusi e maltrattamenti contro gli uomini perpetrati da donne, fidanzate, colleghi, ecc…:
1. lo stereotipo diffuso che gli uomini sono forti e le donne sono deboli e bisognose di protezione;
2. il modello sociale patriarcale che condiziona i media nella diffusione e modalità di informazione dei casi di cronaca di violenza delle donne contro gli uomini determinando di fatto una discriminazione e un’asimmetria informativa non rispondente al numero reale di casi simili registrati dalle forze dell’ordine;
3. il rischio, grazie alla mancanza di una legge che li tutela, che gli uomini da vittime di violenze intra ed extra familiare vengano trasformati in carnefici proprio da coloro che hanno subito violenza. Questo, per via dei condizionamenti e dalla percezione sociale che è abituata a guardare alle donne con benevolenza in quanto madri e/o potenziali generatrici di vita e, quindi, di una società non ancora capace di accettare la figura di donna come individuo possibile omicida tanto quanto l’uomo;
4. l’orgoglio maschile che indebolisce l’azione e propensione dell’uomo vittima nel denunciare la violenza o l’abuso subito.
Ora, potreste obiettarmi: tutto questo accade lontano da noi, laddove l’idea di eguaglianza delle donne è molto considerata e l’empowerment delle stesse è enfatizzato in diverse leggi della Repubblica.
In Italia non corriamo questo pericolo e non rischiamo di dimenticare il concetto di dignità intrinseca di ogni persona umana alla base di qualsivoglia discorso sulla parità. Infatti, senza andare troppo lontano e citare quella che è considerata la Magna Carte delle Filippine (legge R.A. 9710* ), anche la nostra Costituzione antepone il concetto di pari dignità a quello di eguaglianza davanti alla legge. Nell’art. 3, primo comma si legge “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
In un’ottica ormai che ci vede sempre di più cittadini unici, globali, è la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo a ricordarci all’art. 1 che TUTTI gli esseri umani nascono dotati di eguale dignità e diritti ed ancora all’art. 3 che “OGNI INDIVIDUO ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.”
Da qui l’essenza delle pari opportunità senza distinzione di sesso: debole e forte e di età: adulti e minori, di fronte alla presa di coscienza di leggi che tutelino l’individuo da qualsiasi forma di violenza, abuso e maltrattamento. Per questo mi piacerebbe assistere a campagne di sensibilizzazione contro la violenza e maltrattamenti sessuali in generale così come a leggi e piani di protezione universali senza distinzioni di tra genere e generazioni, considerati anche i sempre più diffusi fenomeni legati all’omofobia.
Peccato che mi sfuggono anche alcune ragioni sul perché, nel fare quotidiano che non scomodi troppo le istituzioni e i Governi del mondo, se accendo la televisione, leggo i giornali e navigo su internet per restare aggiornata su fatti di cronaca italiana in tema di violenza, mi capita:di sentire ancora qualcuno che incredulo difende e invoca pietà per madri condannate in ultimo grado di giudizio per l’uccisione dei propri figli; di essere resa dotta di ogni minimo dettaglio e, per mesi e mesi, subire ricostruzioni giornalistiche, come fossero serie tv poliziesche americane, di casi di cronaca riguardanti atti di violenza contro mogli, donne e minori perpetrate da uomini; di sapere, come si suol dire, vita morte e miracoli degli uomini e dei loro antenati carnefici, compresi i cromosomi del loro DNA ma di arrovellarmi il cervello da quando ho iniziato a scrivere per ricordarmi il nome di quel ragazzo che di recente è stato sfregiato dall’acido dall’ex fidanzata. Per non parlare, di quest’ultima che senza scrupoli ha coinvolto l’attuale ragazzo per compiere l’atto di violenza.
Di lei sono riuscita, in verità, sono certa come tanti, a ricordare solo la sua faccia così una giovane, pulita, carina, debole … insomma di donna capace con un solo gesto premeditato a fare due uomini vittime di violenza: una visibilmente fisica e una visibilmente psicologica!