Uno sguardo a quello che succede sul campo, con gli occhi di chi proprio in questo momento sta vivendo una esperienza in Tanzania insieme alle ONG.
Alexandro Frizzi Osabuohien è un giovane ex fellow del Master PMC – Project Management for International Cooperation, Euro-Project Management and Local Development. Alexandro ha ventiquattro anni e con l’aiuto del Career Development Service della Social Change School ha avuto la possibilità di affrontare un’esperienza di lavoro sul campo con CEFA in un progetto del Servizio Civile. Alex si trova al momento in Tanzania e da Novembre 2017 si sta impegnando quotidianamente per creare un impatto mettendo in pratica le competenze acquisite durante il Master.
Leggiamo le sue parole su questa nuova esperienza che ha deciso di condividere con noi:
“In questo momento mi trovo a Matembwe, un paesino sopra a Njombe, piccolissimo e lontanissimo dalla capitale. Un piccolo villaggio di tremila anime, dove ogni giorno è uguale all’altro, perché non succede niente. Dove non c’è niente. Dove una metà degli abitanti lavora e l’altra metà osserva il tempo scorrere. Dove i paesaggi sono talmente belli da rimanere stupito ogni volta. Dove le persone nella loro povertà – a cui non fanno caso – hanno dignità.
Forse è proprio questo che maggiormente mi ha colpito: in un posto dove uno stipendio alto si aggira sui quaranta euro al mese, le persone hanno una dignità nella vita quotidiana che mai mi sarei immaginato. Hanno poco o nulla e questo non li preoccupa, vanno in giro con le loro moto cinesi tutte rotte, hanno vestiti vecchi, sporchi e logori, un livello di educazione generale ed una forte chiusura mentale.
In città invece è tutto diverso, vi è molta più educazione, un’oasi di ricchezza, ma il resto è tutto un’enorme baraccopoli, il caos. Dove siamo noi è tutto bello e perfetto, e il paesino è un poco sotto ed è lì che abbiamo il nostro ufficio, quindi riesco a percepire il distacco tra la nostra realtà e quella del paese.
L’impatto con questo mondo – perché si tratta letteralmente di un altro pianeta – è stato ed è più difficile del previsto. La distanza culturale che ci separa è grande e questo rende gli abitanti di Matembwe curiosi ed allo stesso tempo diffidenti, soprattutto verso i “neri occidentali” come me, perché non possono immaginare neri che non abbiano le loro abitudini.
Qualche giorno fa ho incontrato una signora italiana, Anna, che ha vinto il premio come migliore cooperante italiana. Lei ha 2 figli tanzaniani e vive qui con loro e il compagno tanzaniano. Mentre stavamo fumando una sigaretta insieme, è arrivato il bambino di cinque anni ed era completamente sconvolto del fatto che parlassi italiano, perché non aveva mai visto un nero parlare italiano e dal fatto che fumassi, perché qui non fuma praticamente nessuno. E mi diceva ‘No, tu non puoi fumare perché sei africano’.
Le mie aspettative sono tutte state capovolte: non pensavo fosse tutto così diverso, che ci fosse così tanta distanza.
Dal punto di vista lavorativo, sto ritrovando passo dopo passo tutto quello che ho fatto e studiato durante il Master, quindi sto veramente imparando a mettere tutto in pratica. Sto seguendo la scrittura di un progetto sul Waste management – riciclo di plastica e materiali di scarto; argomento molto sensibile in Tanzania perché l’uso della plastica si è quadruplicato, ma non esiste un apparato di smaltimento e raccolta dei rifiuti, che vengono quindi semplicemente bruciati – un processo enormemente dannoso. La nostra soluzione è quella di riciclare la plastica attraverso stampanti 3D.
Io mi occupo di molte cose, ma soprattutto di scrivere il progetto: attività, budget, contabilità, prime note, ricerca di bandi… In ufficio siamo in quattro, quindi non ci sono ruoli molto definiti; gli ingegneri si occupano più della parte tecnica, mentre noi di quella progettuale.
Grazie ai moduli affrontati durante l’anno di Master, sento di avere le competenze per affrontare in modo proficuo le diverse fasi nella scrittura del progetto, perché le ho già affrontate durante il corso, e la teoria si riflette nella pratica odierna, visto che i metodi utilizzati sono gli stessi.”