Simone Cicero | 3 Giugno 2015
Chi è il cittadino produttore? Oggi più che mai può essere definito come colui che, essendo proprietario di asset, è in grado di mobilitare anche altri cittadini attraverso forme di impresa collaborativa. Nella società attuale non si parla più solo di consumatori, bensì di fondatori, produttori, venditori e distributori: “The people formerly called consumers are now funders, producers, sellers and distributors” (Jeremiah Owyang).
La nostra società, però, non sembra essere in grado di accogliere e sostenere il cittadino produttore, non esiste una struttura in grado di dialogare e di interfacciarsi con questa nuova figura e l’attuale modello di Welfare è ancora fondato sul concetto di “impiego salariato”.
Alcuni tra i campi chiave in cui l’economia collaborativa trova applicazione sono:
– Mobilità e logistica
– Turismo e esperienza
– Spazi di Lavoro e riuso di spazi urbani
– Manifattura distribuita e DIY
Per ogni categoria esistono casi di studio specifici e ricadute positive che ciascuna di queste forme di sharing economy ha sulla società in generale – basti pensare al car o bike-sharing, alsocial eating e all’experience sharing così come agli spazi di coworking che danno vita a veri e propri incubatori di impresa, per menzionare solo alcune delle forme di economia collaborativa sotto gli occhi di tutti noi. Da queste nuove forme di economia nascono opportunità per creare micro-reti di produzione in grado di generare lavoro, così come micro-industrie produttive eforme di artigianato creativo. Nel panorama internazionale si possono prendere in esame ed analizzate tre città: Amsterdam, Milano (Milano Sharing City) e Barcellona. Sempre in Italia, molto interessante è il caso di studio di Co-Mantova, un “prototipo istituzionale”, un nuovo soggetto collettivo che si inserisce nel tessuto sociale, istituzionale e imprenditoriale di Mantova, “un progetto ambizioso che, partendo dalla cura e rigenerazione condivisa dei beni comuni culturali e da un conseguente patto di collaborazione con la cittadinanza, vuole dar vita a una governance locale collaborativa sul territorio, proponendosi come valvola o dispositivo istituzionale per mettere in circuito le energie dei suoi 5 soggetti: istituzioni, social innovators, imprese, società civile organizzata e istituzioni cognitive, scuole e università”.
Esistono varie forme di piattaforme digitali più o meno centralizzate e diversi approcci che le imprese, le cooperative e le iniziative pubbliche possono avere nei confronti della sharing economy.
Un approccio molto più pratico è il progetto Sharitories: un progetto global che ha l’obiettivo di creare il Collaborative Territories Toolkit uno strumento per policy-makers in giro per il mondo che desiderano attuare iniziative di collaborazione o condivisione. Sharitories nasce daOuiShare, una comunità globale e un think and do-tank con la missione di costruire e coltivare una società collaborativa, collegando persone, organizzazioni e le idee intorno a principi di correttezza, trasparenza e fiducia.